
Il fondatore del Corpo dei Pompieri di Lanzo l’avvocato Leopoldo Usseglio, figlio del N.U. cav. Avv. Giovanni Battista, presidente della Corte di Cassazione, e di Emma Marchetti. Era nato a Torino nel 1853 e a Lanzo, nella casa della nonna paterna, egli amava trascorrere buona parte del suo tempo, dedicandosi agli studi e interessandosi attivamente alla vita pubblica. Nel 1878 entrò in comune come consigliere e nel 1880 fu eletto sindaco, carica che tenne fino al 10 dicembre 1887. E’ in questo periodo che Lanzo ebbe il suo primo regolare Corpo di Pompieri volontari. L’11 luglio 1886 era stato inaugurato solennemente, con intervento di autorità, suono di banda e scoppi di fuochi d’artificio, il primo acquedotto comunale di Lanzo. Sulle piazze e per le strade erano comparsi i primi “toret”. Essendosi, dunque, compiute le derivazioni d’acqua potabile e posta nelle rispettive località destinate le bocche incendiarie, occorre ora di formare una compagnia di Operai Guardie-Fuoco, onde in caso di incendio si possa portare il benefico soccorso , la dove il bisogno richiederà. Così esordiva il Sindaco nel Consiglio Comunale riunito in seduta pubblica il 3 ottobre 1886. E presentava il regolamento, che constava di 29 articoli. La nuova compagnia prende il nome di Operai Guardie-Fuoco o Pompieri E’ formata da volontari in numero di 11, e precisamente un sergente, due caporali e otto guardie, sotto la sorveglianza del Capo dei Pompieri, che è un consigliere comunale nominato annualmente dal Municipio, ed agli ordini immediati del Sindaco. Per essere ammesso nella Compagnia bisogna: a) presentare certificato di moralità rilasciato dal sindaco ; b) giustificare di avere una posizione stabile nel Comune ; c) aver compiuto 17 anni e non oltrepassare i 50.Gli ammessi si obbligano a prestare servizio per un quinquennio. La divisa – berretto e “blouse ” sono forniti per la prima volta dal Municipio. Ogni anno i pompieri riceveranno dal Comune una gratificazione di lire 110, che dovrà essere divisa in parti uguali indipendentemente dal grado rivestito nella Compagnia. Il regolamento viene approvato dal Ministero dell’Interno il 24 marzo 1887, e il 24 aprile il Municipio di Lanzo con un Manifesto notificava aperto il concorso per la nomina degli undici componenti della Compagnia. La domanda dovrà essere presentata entro il primo maggio. Intanto si provvede all’acquisto della prima pompa antincendio. Il consigliere ing. Alessandro Albert contatta la ditta Pietro Berzia di Torino, che consegnerà la pompa il 19 settembre. Prezzo lire1876, ridotto, con lo sconto del 10%, a lire 1688,40, per pagamento alla consegna. Primo Comandante della Compagnia è Lorenzo Ravial, il quale nella sua relazione del 23 giugno 1888, loda il comportamento dei novelli pompieri che, in un incendio scoppiato il 17-6-1888, hanno dato “prova di coraggio e di grande animazione”. Resta però da perfezionare l’istruzione e sarebbe necessaria una tromba per meglio dirigere la squadra durante le azioni. Preoccupa la spesa per l’istruttore, che dovrà venire da Torino, e si propone alla Cartiera di Germagnano di far partecipare alle esercitazioni anche i suoi pompieri. Ma la Cartiera vi provvede per conto proprio già da tre anni. L’onere resta perciò tutto lanzese. Spesa però ben fatta. L’istruttore Giuseppe Robino della Compagnia Pompieri del Comune di Torino svolge lodevolmente il suo compito, i pompieri fanno progressi, tanto che il nuovo Capo, Ignazio Casetti, ritiene che a fine marzo 1889 l’istruttore possa essere licenziato. Manca ancora la tromba. E il capitano Casetti è costretto a insistere. Nel 1927-28, a distanza di quarant’anni dalla sua istituzione, il Corpo Pompieri di Lanzo rivive come una seconda nascita. Nuove iscrizioni, nuove divise, nuova bandiera con nuovi padrini, nuova motopompa, fornita dalla FIAT e acquistata con pubblica sottoscrizione. E soprattutto un validissimo istruttore, il Brigadiere Giuseppe Gatti del Corpo Civici Pompieri di Torino “mercè il cui interessamento il Corpo ha potuto raggiungere piena efficienza ad addestrarsi in quelle manovre ed esercizi che valsero a fargli conseguire un ambito premio al recente concorso pompieristico di Torino “. L’inaugurazione della nuova motopompa avvenne la domenica 25 novembre 1928. Il Vicario Teologo Frasca benedisse il nuovo ” lucente attrezzo ” che ebbe a padrini il signor Ferruccio Vizzotto e la sorella Noemi. Sul Prato della Fiera i “pompieri diedero saggio della loro bravura e destrezza scalando un castello di legno e facendo funzionare la motopompa che gettò altissimi i suoi getti d’acqua” . Quanto i pompieri avessero saputo guadagnarsi in consenso e simpatia apparve chiaro in quella circostanza. La sottoscrizione pubblica riuscì in breve tempo non solo a coprire, ma a superare la spesa prevista per l’acquisto della nuova motopompa. Accanto alle grosse offerte di alcune centinaia di lire, i modesti numerosi oboli anche da 50 centesimi. Particolarmente rivelatore dell’entusiasmo che aveva coinvolto i Lanzesi il biglietto del “personale del servizio-banchetto autopompa” (tenuto presso il ristorante Venezia, il giorno dell’inaugurazione ), che offre lire 40,60 ” in beneficio autopompa”. Ancora nei primi anni trenta spiccherà nelle foto di gruppo, con i suoi capelli candidi a cornice del bel volto sereno, la vedova del fondatore e primo presidente della Compagnia, Donna Giuseppina Usseglio Bianchi. La Loro Storia Di uomini incaricati di vigilare, la notte, per difendere il borgo di Lanzo dal pericolo di un incendio improvviso, parla Leopoldo Usseglio al Cap.v° nel suo studio storico, dove descrive le varie disposizioni che regolavano la vita a Lanzo nel 1300. Si trattava di un servizio di guardia notturna, detto ” scaravaita”, cui erano tenuti, forse a turno, gli uomini di Lanzo e della Castellania, allo scopo di evitare sia la sorpresa di un’ assalto nemico, sia quella di un fuoco. Chi vi sottraeva veniva multato. A quei tempi l’incendio di una casa del borgo poteva volgersi rapidamente in disastro. Infatti le case, racchiuse dentro le mura, addossate le une alle altre lungo le stette viuzze che solcavano i fianchi del Monte Buriasco, erano in gran parte coperte di paglia, con fienili e legnaia. Esca quanto mai facile per le fiamme. Per questo i Consoli controllavano mensilmente che in ogni casa non vi fossero più di tre fasci di legno, paglia o foglie. Era proibito aprire fucine nell’abitato, ne vi si poteva tenere il fuoco acceso e lavorare nelle giornate di vento. Come non si poteva far fondere il sego nel tratto fra il rio Uppia e il fiume Tesso; ne andare in giro con fiaccole con brace accesa scoperta, salvo nei giorni di pioggia o quando il terreno era coperto di neve. Gravissima era la pena degli incendiari. Era la legge inesorabile del taglione: colui che avesse appiccato il fuoco ad una casa di Lanzo era condannato ad essere bruciato vivo. E chi avesse contribuito ad un incendio boschivo ci rimetteva un piede o una mano, pena a cui poteva sottrarsi pagando una multa di cento soldi. Per il rogo, invece, non c’era scampo. Ma l’ Usseglio esaminati i documenti d’epoca, ritiene che a Lanzo mai si sia dovuto ricorrere a tale supplizio. Dal che si potrebbe dedurre che gli incendi nell’abitato fossero rari e irrilevanti. Paura di essere bruciati vivi? ( bastavano i roghi delle streghe ! ) o merito della oculata vigilanza degli addetti alla ” scaravaita “. Non così nelle Valli, dove si ricordano incendi paurosi come quello che distrusse buona parte del centro di Germagnano il 5 Aprile 1622, e quello scoppiato nella frazione Andrè di Traves, la sera dei Santi 1820, che in poco più di un’ora bruciò una ventina di fabbricati mietendo vittime tra gli abitanti e il bestiame e riducendo in cenere le provviste per l’inverno. E’ chiaro che gli uomini della ” scaravaita ” non si possono considerare Vigili del fuoco nel senso moderno del termine. Essi svolgevano un servizio di vigilanza, la cui necessità fu sentita naturale fin dalla remota antichità ovunque si costituì un nucleo abitato , e che nei secoli con il mutare delle società e delle istituzioni politiche, assume fisionomie diverse, ora spontanee, ora organizzate, ma sempre sotto la spinta di una precisa, imperiosa necessità di prevenire o di opporsi a un grave pericolo reale. E’ in Francia che , a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, si dà l’avvio alla istituzione di un servizio svolto esclusivamente alla prevenzione e repressione degli incendi, Primi veri Vigili del Fuoco si possono considerare i sapeurs – pompiers di Dumourier du Perrier, che convenientemente addestrati, organizzati e via via dotati di attrezzature sempre più adatte, faranno scuola ad altri Stati per la creazione di istituzioni analoghe, obbligatori e permanenti nelle città e costituiti da pompieri professionisti, i corpi dei vigili del Fuoco hanno invece, nei piccoli centri, carattere temporaneo, e gli addetti sono volontari che normalmente esercitano un qualsiasi mestiere, addestrandosi però con regolarità all’ uso delle attrezzature proprie del corpo e pronti a intervenire nel bisogno. |